Giuseppe di Rovasenda, dei conti di Melle, nacque a Verzuolo (prov. di Cuneo) il 4 giugno 1824, discendente dell'antica famiglia piemontese il cui capostipite sembrerebbe essere Aimone conte di Vercelli (980).
Dopo aver avviato la carriera legale, intraprese quella diplomatica, divenendo nel 1847 segretario della legazione sarda di Costantinopoli e nel 1848 segretario del Ministero degli esteri.
Appassionato di montagna e di scalate, il 26 agosto 1863 giunse con il fratello Luigi fino in vetta al Monviso, ripetendo a soli 14 giorni di distanza l'impresa della prima spedizione italiana che ne conquistò la cima, quella guidata da Quintino Sella.
Per tutta la sua lunga vita, Giuseppe di Rovasenda si dedicò con passione all'agricoltura, con particolare interesse per la viticoltura, che divenne oggetto preferito dei suoi studi sin dal 1860.
Effettuò le sue prime ricerche nelle tenute di famiglia a Sciolze (prov. di Torino), e a Verzuolo (prov. di Cuneo), per poi acquistare un appezzamento collinare (la cosiddetta "bicocca") presso l'allora Comune di Villanovetta, ora frazione di Verzuolo, al fine di impiantarvi la coltivazione sperimentale di vitigni provenienti prima solo dal Piemonte, poi da tutta l'Italia, e da molte nazioni straniere.
La collezione di vitigni si accrebbe anno dopo anno tra il 1870 e il 1880 circa; ogni varietà coltivata venne descritta e catalogata dal Rovasenda su schede e quaderni dai quali nel 1877 estrasse il "Saggio di un'ampelografia universale", il primo volume di un'opera che, secondo i desideri dell'autore, avrebbe dovuto essere costituita da tre parti distinte, contenenti l'intero corpus dei suoi studi ampelografici, e che invece è rimasta incompleta.
Nel 1903, Giuseppe di Rovasenda, quasi ottantenne, dispose che la collezione di vitigni fosse trasportata tralcio a tralcio ad Alba presso la Reale scuola di viticoltura e di Enologia, a cui la donò insieme a tutti i suoi quaderni e appunti di studio.
Nel corso della sua vita collaborò con il Bullettino ampelografico del Ministero dell'agricoltura e con gli Annali della Reale Accademia di Agricoltura di Torino, del quale fu socio ordinario dal 1878.
Morì a Verzuolo nella notte tra il 6 e il 7 dicembre 1913.
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Il fondo di Giuseppe di Rovasenda comprende quaderni manoscritti, appunti di osservazioni ampelografiche, corrispondenza con studiosi italiani e stranieri, schede ampelografiche estratte dai quaderni dal figlio Amedeo, copie italiana e tedesca del "Saggio di un'ampelografia", lettere e documenti diversi successivi alla morte del conte, concernenti la sorte delle sue carte.
Nel corso del riordino: la corrispondenza è stata suddivisa per mittente, disposta in ordine cronologico e contata; la documentazione di argomento ampelografico è stata schedata e riordinata in ordine cronologico; le schede ampelografiche sono state tutte schedate su una tabella Excel, riportando di ogni vitigno i dati più utili al fine della consultazione.
Le carte sono state riunite in fascicoli, condizionati in cartelline. Su ogni cartellina è stata posta un etichetta recante la denominazione del fondo, il titolo e la segnatura attribuita al fascicolo. La numerazione è unica per il fondo e prosegue in modo continuo da 1 a 194. I fascicoli sono poi stati collocati in scatole idonee alla conservazione. Su ciascuna di esse è stata posta un etichetta recante la denominazione del fondo, il numero progressivo della scatola e l'intervallo di segnature dei fascicoli conservati all'interno di ciascuna scatola.
Il fondo venne donato nel 1965 all'Istituto di coltivazioni arboree dell'Università di Torino.
Dopo la morte del conte Giuseppe, avvenuta nel 1913, gli appunti e i 12 quaderni su cui egli aveva annotato le descrizioni dei vitigni facenti parte della collezione di Verzuolo, passarono al figlio Amedeo, che tra il 1914 e il 1925 si occupò della loro trascrizione in schede (circa 4000) predisposte per l'occasione. Da allora e fino a tutti gli anni cinquanta in molti misero mano alle schede, le confrontarono con i quaderni e cercarono di individuare inesattezze ed errori al fine di procedere alla pubblicazione (a tutt'oggi mai avvenuta) delle osservazioni ampelografiche di Giuseppe di Rovasenda. Questi studi e ricerche, soprattutto quelli di Silvio Zaina, Luigi Piemonte e Oliviero Olivieri ebbero tra l'altro il risultato di incrementare il numero delle schede, che ora risultano essere 5073. Il fondo venne donato nel 1965 all'Istituto di coltivazioni arboree dell'Università di Torino, su suggerimento di Giovanni Dalmasso, che di tale istituto fu fondatore nel 1940 e direttore sino al 1957. Al momento dell'inizio del riordino la documentazione, in parte raccolta in piccoli faldoni (la corrispondenza), in parte in scatole contrassegnate da lettere (schede ampelografiche e quaderni), in parte sciolta, era conservata in un armadio di legno.
Intervento realizzato con i contributi del Ministero per i beni e le attività culturali. Soprintendenza per i beni archivistici del Piemonte e della Valle d’Aosta. Nel corso del 2014 l’Archivio storico dell'Ateneo ha curato la migrazione dei dati dal software Guarini Archivi alla piattaforma AtoM.
Il fondo è consultabile solo previo appuntamento, per consentire agli archivisti un controllo preventivo sulle unità richieste in consultazione, al fine di contemperare l'interesse alla consultazione con la tutela della riservatezza, ai sensi della normativa vigente in materia di corrispondenza epistolare (L. 22 aprile 1941, n. 633 e successive modificazioni, art. 93, commi 1-2: "Le corrispondenze epistolari, gli epistolari, le memorie familiari e personali e gli altri scritti della medesima natura, allorché abbiano carattere confidenziale o si riferiscano alla intimità della vita privata, non possono essere pubblicati, riprodotti od in qualunque modo portati alla conoscenza del pubblico senza il consenso dell'autore, e trattandosi di corrispondenze epistolari e di epistolari, anche del destinatario. Dopo la morte dell'autore o del destinatario occorre il consenso del coniuge e dei figli, o, in loro mancanza, dei genitori; mancando il coniuge, i figli e i genitori, dei fratelli e delle sorelle, e, in loro mancanza, degli ascendenti e dei discendenti diretti fino al quarto grado."
La riproduzione è soggetta ad autorizzazione, previa presentazione del progetto di ricerca.
Giuliana Gay, Anna Schneider, Elisa Tealdi, Le carte di un ampelografo: il conte Giuseppe di Rovasenda e la sua collezione universale, in "Quaderni di Storia dell'Università di Torino" 9, 2008, pp. 151-175. Il testo è disponibile on line: http://www.omeka.unito.it/omeka/items/show/395
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E' stata rispettata la distinzione per nazionalità tra corrispondenti italiani ed esteri, riscontrata sulle carte prima dell'intervento di riordino. Sono quindi state create due serie in cui si trovano i corrispondenti esteri e italiani abituali (ovvero con più di due lettere); le lettere in ciascun fascicolo nominativo sono state riordinate in ordine cronologico. I fascicoli sono stati poi disposti in ordine alfabetico. E' stata aggiunta la serie "Corrispondenti diversi" per le lettere di corrispondenti occasionali (esteri e italiani), disposte in ordine alfabetico (un fascicolo per lettera). Alla fine dei fascicoli alfabetici se ne trova uno che raccoglie le lettere con firme illeggibili o ambigue, disposte queste in ordine cronologico.
Le lettere erano raccolte in buste a loro volta conservate in faldoncini. Sulle buste, di carta acida e in gran parte lacere, era indicato il cognome del corrispondente e il numero delle lettere contenute. Sul dorso di alcuni faldoncini era scritto "italiani" oppure "esteri". Su altri non era scritto nulla.
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Comprende le lettere ricevute da corrispondenti italiani.
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Il fascicolo contiene una sola lettera sottoscritta dal principe d'Antuni; le altre due sono scritte in sua vece da suoi collaboratori.
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Una delle lettere è sottoscritta anche da Giovanni Battista Cerletti.
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Alcune lettere sono sottoscritte "fratelli Doyen".
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Una lettera contiene scritto di Ottavio Ottavi.
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In allegato a lettera del 14 novembre 1895: "Elenco delle viti da introdurre nella collezione di Casignolo".
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Contiene in allegato copia di lettera di Miraglia, datata Roma 6 dicembre
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Sulla busta, scritto a matita: "v. li 28. X. 1963".
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Sulla busta, scritto a matita: "v. li 28 . X. 1963".
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Contiene allegata (esclusa dal conteggio) lettera senza firma.
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All'interno del fascicolo sono presenti alcune suddivisioni per corrispondenza particolare: -"Corrispondenza in maggioranza descrittiva", 1869 - 1879 -"Corrispondenza privata", 1871 - 1896 -"Corrispondenza viticola", 1871 - 1890 In allegato lettera di G. Severeyns, 30 luglio 1879.
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Ogni fascicolo contiene le lettere in ordine alfabetico, inviate da corrispondenti italiani o esteri non assidui.
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Il fascicolo raccoglie in ordine cronologico lettere con firme mancanti, illeggibili o equivoche.
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Comprende appunti di vario tipo, bozze di relazioni per congressi, pubblicazioni con chiose
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Descrizioni ampelografiche di Hermann Goethe, copiate e manoscritte su schede e poste in ordine alfabetico.
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Schede di appunti manoscritti, suddivisi per argomenti.
Si tratta di due bifogli manoscritti
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Copia manoscritta di memoria di L. Oudart, su cui è scritto un appunto con firma [Genevois], probabile autore della trascrizione
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Il fascicolo contiene bozze di relazioni e una busta contenente biglietti da visita e recante scritta: "Indirizzi avuti nel congresso di Lione 1880". In allegato 2 lettere di Victor Pulliat al marchese di Sambuy, 1874.
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Saggio di una ampelografia universale per Giuseppe de conti di Rovasenda, Torino, 1877. Sulle pagine sono presenti chiose e appunti manoscritti dell'autore stesso
Descrizione dei danni
Il dorso del volume è in parte staccato
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Traduzione delle prime 48 pagine di una raccolta curata nel 1879 da H. Goethe, contenente i lavori della Commissione ampelografica internazionale, con revisione del Dizionario ampelografico, già pubblicato nel 1876.
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"Essai d'une ampélographie universelle par monsieur le compte Joseph de Rovasenda", Montpellier-Paris, 1881, trad. fr. del "Saggio di una ampelografia universale per Giuseppe de conti di Rovasenda".
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La serie comprende appunti, memorie, studi, pubblicazioni, e altro materiale concernente la collezione ampelografica e 1 fascicolo che contiene "virtualmente" le 5073 schede ampelografiche, collocate e descritte a parte. Parte della documentazione è successiva alla morte di Giuseppe di Rovasenda, ma è stata lasciata nel fondo, poichè riguarda la revisione e lo studio delle schede ampelografiche estratte dai suoi quaderni.
Nel corso del riordino i dati fondamentali delle schede sono stati inseriti in una tabella Excel per consentire una ricerca più efficacie. Di ogni scheda sono stati riportati il nome del vitigno, la provenienza (luogo d'origine e/o viticultore mittente), il colore dell'acino, il numero di collezione Rovasenda, la lettera indicante la vigna di Verzuolo in cui la pianta era coltivata, eventuali annotazioni importanti. Per alcune schede, quelle recanti sul recto il timbro della scuola di Alba, è stato riportato anche il numero d'ordine che era scritto sul verso della scheda. Le schede originali (quelle derivate direttamente dai quaderni per mano di Amedo di Rovasenda) sono state evidenziate nella tabella con il colore verde, le schede Zaina con il colore arancio. Dopo un'attenta verifica delle schede e dei raggruppamenti di schede che già erano stati formati prima dell'intervento di riordino, si è dedotto che le schede con denominazioni diverse ( e spesso scritte da mani diverse) tenute insieme con spillini, erano accomunate dallo stesso "numero di collezione", con riferimento al quaderno intitolato "Catalogo numerico". Si è ritenuto opportuno conservare insieme le schede con lo stesso numero di collezione, apponendo sul fascicolo che le comprende le seguenti segnature: -in alto a sinistra il nome del vitigno e il numero di collezione. -in basso a sinistra la lettera sotto cui viene ordinato e il numero progressivo del fascicolo rispetto a quella lettera. Le schede singole possono avere il numero di corda scritto a matita sul recto in basso a destra.
Dopo la morte del conte Giuseppe di Rovasenda, avvenuta nel 1913, gli appunti e i 12 quaderni su cui egli aveva annotato le descrizioni dei vitigni facenti parte della collezione di Verzuolo, erano passati al figlio Amedeo, che tra il 1914 e il 1925 si occupò della loro trascrizione in schede (circa 4000) predisposte per l'occasione. Per procedere alla loro pubblicazione, come era intenzione del conte Amedeo, occorreva però confrontare le descrizioni delle schede con i ceppi della collezione trasferita nel 1903 alla scuola di Alba e procedere dunque a una severa e attenta revisione delle schede stesse, e per far ciò venne nominata dal Ministero per l'agricoltura e foreste una commissione presieduta dallo stesso Amedeo di Rovasenda e formata da studiosi di viticoltura e ampelografi, quali Giovanni Dalmasso, A.M. Mazzei, Teodoro Ferraris e dai due esperti, l'enotecnico Silvio Zaina, conservatore della collezione e Luigi Piemonte, collaboratore di vecchia data di Giuseppe di Rovasenda. Le schede vennero rivedute, corrette, duplicate, con il risultato che le osservazioni originali spesso furono modificate in modo sostanziale, senza che ciò fosse dichiarato apertamente dai revisori. Amedeo di Rovasenda vi mise nuovamente mano, creando nuove schede originali che riportassero le osservazioni del padre depurate da interventi successivi. Nel corso degli anni trenta si proseguì nell'opera di revisione delle schede per mano di Oliviero Olivieri. Il risultato finale di tutte queste revisioni è un corpo di schede che ha raggiunto il numero attuale di 5073, comprensivo delle schede originali, delle schede aggiunte, delle schede Zaina.
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I quaderni contengono l'elenco delle viti suddiviso in base alla dislocazione delle vigne (distinte con lettere maiuscole) e dei filari. Gli 11 quaderni risultano così suddivisi: -K, C, D -M -N (dal filare 1 al 36) -N (dal filare 36 al 45) e T -O, K, Z -VP, P (dal filare 4 al 24) -P (dal filare 24 al 37) -P (dal filare 38 al 40) -R e V (dal filare 1 al 23) -R e V (dal filare 23 al 52) -S -U
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Il quaderno contiene l'elenco di tutti i vitigni schedati da Giuseppe Rovasenda, in ordine di numero da 1 a 3600. E' preceduto da "Spiegazioni delle lettere alfabetiche indicanti le località dei piantamenti delle vigne in Verzuolo". In allegato lettera del 1881 di Antonio Nessi.
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Le descrizioni si presentano su piccole schede suddivise con lo stesso criterio dei quaderni, (per vigna) e poi in ordine alfabetico. Su alcuni gruppi di schede compare l'indicazione, probabilmente per mano di Amedeo Rovasenda, "Descrizioni originali dell'autore da lui stesso estratte dai quaderni" oppure "Descrizioni originali dei quaderni ricopiate da altri e male".
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Il fascicolo contiene: -quaderno con appunti di vario genere tratti da opere pubblicate, commenti, notizie (senza data) -fogli sciolti contenuti in una busta con scritta: "Carte sparse ritrovate in principio o alla fine del catalogo e del saggio colla ligatura" -descrizioni ampelografiche di Trebbiani.
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Appunti manoscritti di Amedeo di Rovasenda.
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Il fascicolo contiene descrizioni di vitigni e commenti diversi di Luigi Piemonte, Silvio Zaina, Amedeo Rovasenda, prof. Olivieri e Giovanni Dalmasso.
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Il fascicolo contiene schede in bianco, spiegazione dei termini utilizzati nelle descrizioni ampelografiche, appunti per l'adunanza della Commissione ampelografica del 29 agosto 1931, lettera del 1939.
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Il fascicolo contiene: -lettere esplicative della copiatura dei quaderni di Giuseppe di Rovasenda da parte del figlio Amedeo e della sorte della collezione ampelografica; -lettere di ringraziamento di persone diverse per l'avvenuto invio del volume "Saggio di un'ampelografia universale", di Giuseppe di Rovasenda.
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Estratto di articolo. Contiene anche la versione dattiloscritta dello stesso articolo.
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Il fascicolo contiene elenchi delle schede Rovasenda e di quelle elaborate da Zaina.
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Raccolta di schede ampelografiche manoscritte, raccolte e conservate in ordine alfabetico (scatole n. 8 e n. 9).
Le schede qui descritte sono state trovate a riordino già concluso, e sono state inserite in inventario in un secondo momento. Erano conservate in due scatole di legno, divise per iniziale del nome del vitigno e in ordine alfabetico. In entrambe le scatole sono presenti tutte le lettere e spesso si trova lo stesso contgebnuto, ma scritto daq mano diversa.ciò fa supporre che facciano parte di due serie diverse, con .
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5073 schede con descrizioni ampelografiche di vitigni di tutto il mondo, conservate in ordine alfabetico (scatole dal n. 10 al n. 23). NB. Sono state schedate su un documento Excel (qui allegato in pdf) per consentire una migliore consultazione.