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Mottura, famiglia
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Corrispondenza generale in preparazione della stagione

Minute, di mano di Giacomo Mottura, di lettere in partenza e lettere in arrivo dalla Direzione Italiana Concerti, poi Unione Nazionale Concerti - Ufficio Scritture Artisti (Roma) e dall'Ufficio Concerti (Milano). Le lettere sono relative agli artisti rappresentati, alle condizioni di ingaggio, alle possibili date dei concerti. L'elenco degli "Artisti rappresentati dala Direzione Italiana Concerti", inviato in data 1 aprile 1927, presenta insieme, suddivisi per strumento, musicisti italiani e stranieri, mentre l'anno seguente l'Unione Nazionale Concerti - Ufficio Scritture Artisti invierà due elenchi separati.
E' stata qui inserita anche una lettera in tedesco della pianista Annie Riethof (1897-1970), che si firma Annie Leifs, dal cognome del coniuge Jon Leifs, in cui si propone per un concerto e si dichiara disponibile a inviare un curriculum.

Stagione concertistica 1927-28

Nei fascicoli relativi a singoli concerti o, nel caso dei quattro concerti schubertiani, a un ciclo unitario, sono mantenuti insieme, ove conservati, la corrispondenza con gli artisti coinvolti, il programma, la rassegna stampa.

Collaborazione con la Società Corale Valdese

La documentazione ruota intorno al Concerto di musica sacra tenutosi domenica 22 maggio 1927 presso il Tempio Valdese di corso Vittorio Emanuele 23 a Torino, a cura del coro del G.U.M. e della Corale Valdese. Sono conservati un manifesto che riporta programma ed esecutori, oltre alle minute di due calorosi inviti a presentarsi alle prove indirizzati ai componenti del coro, alle quietanze per il pagamento della tassa di affissione dei manifesti, alla fattura della confetteria P. Cambiano & C. per il rifresco, alla "Distinta di prestazioni d'orchestra" indirizzato alla Chiesa Valdese dal Sindacato Orchestrale - Bandistico della Confederazione Nazionale Sindacati Fascisti.

Nuovo direttivo (1927)

Indirizzo di saluto, su carta intestata del Gruppo, del nuovo presidente Guido Bachi, studente dell'Istituto superiore di Scienze economiche e commerciali.
Composizione del nuovo consiglio direttivo: Guido Bachi, presidente; Aldo Mamini, studente di Giurisprudenza, vice-presidente; Giacomo Mottura, studente di Medicina e chirurgia, segretario; (Santino?) De Ambrogio, studente dell'Istituto superiore di Scienze economiche e commerciali, cassiere; Menotti Tomeselli, studente di Giurisprudenza, consigliere; Domenico Abrate, studente di Ingegneria, consigliere.

Stagione concertistica 1926-27

Se si esclude una lettera dell'organista Ulisse Matthey del 31 marzo 1927, in cui elenca i brani che eseguirà al concerto (l'unico della stagione 1926-27 di cui si abbia corrispondenza), la documentazione è rappresentata da una fattura della Tipografia Giuseppe Anfossi per acquisto di programmi e tessere, da permessi di esecuzione e da quietanze di pagamento: per diritti erariali alla Società Italiana degli Autori; per concessione di sale al Comune di Torino; per pulizia di sala al Regio Liceo Femminile di Torino; per acquisto di biglietti alla Società Italiana degli Autori; per compenso dei musicisti Nino Rossi (2), Gilberto Crepax, Alberto Poltronieri, Gregorio Raissoff (Grigorij Raisov), Alessandro Borovski (Aleksandr Kirillovic Borovskij).

Grande orchestra del G.U.M

Elenco dei componenti, suddivisi in base allo strumento e identificati col solo cognome e indirizzo di abitazione.

Coro del G.U.M.

Elenco dei componenti, suddivisi in base alla voce (soprani, contralti, tenori, bassi) e identificati con cognome, nome e indirizzo di abitazione.

Lettere di Giuseppe Peretti

  • IT ASUT MOTTURA F.-Gamna Guerra. Per G
  • File
  • 1918-06-02 - 1919-02-18
  • Part of Mottura, famiglia

Parte per il campo di Molare (Al) il 28 maggio 1918. Ringrazia la famiglia Mottura per il sostegno economico. Dopo la fine della guerra resta sotto le armi, in Albania e in Dalmazia.

Lettere di Giuseppe Galatea

  • IT ASUT MOTTURA F.-Gamna Guerra. Gal Giu
  • File
  • 1917-06-16 - 1918-01-07
  • Part of Mottura, famiglia

Soldato del 4. battaglione, 54. reggimento fanteria a Domodossola, poi a Recoaro "così non sento più tanto il nemico e dormo", poi in zona di guerra nel battaglione complementare, reparto zappatore (1918). Ringrazia la famiglia Mottura del sostegno a lui e ai propri fratelli al fronte, nonché alla propria moglie e ai bambini.

Lettere di Giovanni Galatea

  • IT ASUT MOTTURA F.-Gamna Guerra. Gal Gio
  • File
  • 1915-09-08 - 1919-02
  • Part of Mottura, famiglia

Caporale, poi caporal maggiore, poi sergente del 34. reggimento fanteria; nel 1918 del 41. reggimento . Nel settembre 1915 si trova nelle vicinanze di Gorizia: “io spero di poter salvarmi da questa guera … di terminare la mia vitta da buon soldato e di poter vincere e acuistare cuesta bella città di gorissia che ci stiamo vicino ma con l’aiuto del buon dio speriamo di entrarci” (8-9-1915).
“In occasione del capodanno 1916 augura “che non abino la fortuna di venire a trovarsi in cuesti brutti tormenti perche cene per tutti anche per i nostri bravi uficialli”. (1-1-1916). In data 28 febbraio scrive dall’Ospedale Savorgnan di Udine, dove è ricoverato almeno fino alla metà di marzo.
Riferisce di aver fatto visita, il giorno di Pasqua, a “un camposanto dove ci sono tutti i nostri compagni che anno datto la sua anima a dio per la patria ma sono morti tutti dai gas sfisianti” (9-4-1917).
L'ultimo invio è una cartolina illustrata di La Spezia, su cui ha disegnato Giacomo Mottura, allora tredicenne,

Lettere di Francesco (?) Galatea

La lettera conservata è indirizzata alla sorella Domenica e non alla famiglia Mottura. Esprime la propria netta opposizione alla guerra, il cui peso ricade sulle classi umili. Ha migliori competenze linguistiche degli altri fratelli e, unico tra i fratelli Galatea, manifesta un chiaro orientamento politico di sinistra, anticapitalista e anticattolico: “il crudel destino ci fa sofrire e ci tiene sepparati ma poi sesi parla formalmente non ci entra ne meno più il destino, ci entra lopinione delle teste matte e tippi senza cuore che non conoscono affato i nostri dolori che dobiamo sopportare innocentemente. Sento dala tua letere sorela che desideri la pace anche io e non siamo soli si può dire quasi tutti meno il cappitalista ma se tutti i cuori fossero del nostro pensiero si achomoderebbe il mondo intiero … ma sempre guera non puo durare cascano le foglie muoiono le piante si consuma lacciaio dunque faciamoci coragio che deve cessare anche la guera. Sesiamo for tunati di rimaner salvi alla fine della guerra di poter ritornare frai nostri cari con un rosso fassoleto ci assiugheremo le lacrime…” (29-7-1916).
Il foglio non datato e non firmato, rivolto sempre a una sorella, sembra attribuibile al medesimo autore, sia per mano che per i contenuti: "Per certo alla prima vista delle verde campagne fa pensare ai tempi scorsi quando anche io era borghese e godevo la mia giusta libertà lavorando con gran sudore per tanto producere e niente posedere? ... Non o niente fiducia delle tue preghiere perché io capisco bene che a pregare non è utile per producere la pace perche noi siamo natti ne la schiavitù del partito cattolico che è stato il più forte che ha invocato la guera per distrugere il baso popolo per mare e per tera. ... Io credo sorela che ai molto lavoro per che so che chosa è e che gusto ah il pane in casa degli altri ...".

Lettere di Battista Galatea

  • IT ASUT MOTTURA F.-Gamna Guerra. Gal B
  • File
  • 1915-12-14 - 1919-02-23
  • Part of Mottura, famiglia

Presta servizio come soldato semplice nel 4. Reggimento Alpini, Battaglione Val Baltea. Descrive i pericoli della postazione impervia sul Monte Nero: "Non siamo al pericolo delle palotole perche il nemico si trova a 4 mila metri di distanza e poi si mantiene solo il fronte ma è tanto pericolo di rimanere gelato e pericolo di cascare per via che non hanno potuto costruire la strada sicura e quando siese didentro le picole casete per andare di servizio o prendere i viveri bisogna sempre rampicare suegiù tuto attacati per le fune il giorno 18 corente glie cascato un tenente e un soldato il tenente fortunatamente sie fermato su di una picola rocia ... ma il povero soldato non sia visto più. Si spera che forse bisognerà ritirarsi da questa teribile posisione e spera la pace ..." (22-12-1915). "Io mi trovo sempre sul Monte Nero in meso un agran burasca di neve e chon gran rimbo di canoni soto il fischio dele granate dove il nemico dove il nemico tenta giorni e note per chol pilci ma le alte alpi impediscono molto la vista e il cholpo e il punto delle granate quanto posano i proietili del 305 Austriache fanno un simile rumore dun areoplano ma non anno i poteri di lanciarle dove siamo attendati perche siamo proprio soto i schogli delle roci che in questo punto nemmeno i feroci animali non anno i poteri di resistere in questi teribili punti e pure noialtri poveri innocenti ci toca stare specialmente gli alpini chesi trovino qui nan caminano piu sul suolo altro che sula neve e pure io porto sempre chiragio che li taglia posia esere un giorno libera esperando la pace ..." (2-1-1916).
Esprime profonda gratitudine alla famiglia Mottura per il sostegno, senso del dovere e amor di patria: "Io non sono degno di poterlo riconpensare altrimodi ma chonbatterò chon tuta forsa e presterò lultimo mio sforso per di fendere la nostra patria ma tanto piu per loro per rendergli felice e tranquili e per difendere i suoi interesi." (23-2-1916).
Il 23 marzo 1916 riferisce che il 4. Reggimento Alpini ha lasciato il Monte Nero all'8. Reggimento Alpini e al momento si trova a riposo a Vezza Doglio: "mia deto il mio padrone Tenente Rosso che stiamo 15 giorni non sarebe ezagerato dopo tanto tempo di aspre vite. Noialtri Alpini sempre andiamo chon coragio e speranza di vincere e di ritornare vitoriosi nele bracia dele nostre madri sporgendo la mano dela vitoria e pace ai nostri più cari amici specialmente sua genti lesa Signor motura e tante brave signore e signorine Torinese protegiatori del nostro giardino piemonte e chonforto al sapersi ricordati. Il giorno 20 che mi trovavo sul treno che marciando da cividale fino a Brescia si vedeva spuntare la prima vera le campagne incominiciavano e vestirsi di verde io subito o di menticato il pensare alla guerra ...". Dopo la tregua "... mi trovo in combattimento sule più alte montagne del val camonica . A dirgli la propria verità il nostro bataglione cambia di male in pegio ma quelo non ah la forsa a togliermi il coragio quanto penso che sono da loro così ricordato ... la croce della guerra miè molto più legiera se il buon destino mi acompagna ... sono qui sotto una misera capana in mezzo a tanta neve bagnata e peino di fredo ma sempre col mio pensiero rivolto a loro e coragio e pronto apartire a qualunque servisio per conpire il mio dovere." (26-4-1916). Sull'Adamello le temperature sono rigide anche in estate: "Sebene mi sono scorsi 28 anni sensa vedere una simile cosa or sono tre giorni che nevischia e il fredo e molto ieri lascorsa del fredo ra giungeva a 10 soto sero ma spero si posiamo ricoverare nelle nostre rispettive barache ... " (22-8-1916).
Riferisce di un incontro con sei soldati russi “che gli fui affavore di poter venire con noi. I quali racontavano che la maggior parte delle in portanti posizioni anno i reticolatti con la forza elletrica e racontavano pure che nel interno è una miseria straordinaria” (16-4-1917).
E' protagonista dell'azione di riconquista del corno di Cavento: “Trovandomi sulle terre strapate al nemico pochi giorni or sono. Fu una zione d’una sola giornata che tutti buoni soldati, approfittandosi delle poche ore abbiamo compito il nostro dovere prendemmo al nemico lalto corno di Cavento Il quale dominava la Vedretta della Lobbia, ove noi dovevamo passare con ogni movimento di qualunque specie. Oggi non più in vista da quel ochio falzo … caminiamo tranquilamente sul sicuro” (1 luglio 1917).
Manifesta con grande umiltà e con parole alte e commuoventi la propria gratitudine alla famiglia Mottura per il sostegno economico e affettivo: “Io mi degno di poterla ricompenzare presenterò l’armi che oggi impugno acquel altissimo che voglia lui darle la sua benizione e che dia alloro ogni bellezza e fortuna.” (22-8-1918).
A principio del 1919 risulta di stanza a Silandro, in Alto Adige: “qui non si parla più di licenza illimitata. Sono ora sospesi i congedamenti ed anno aperte le licenze di giorni 10 più il viaggio alle classi che dovevano essere inviate in congedo, cioè dall’ottantacinque sino all’ottantotto, mia classe … si vive ancor bene in mezzo a questa gente abbastanza generosi coi militari. Il male che non si intendiamo fra le due lingue.” (10-2-1919).
Indirizza l'ultima lettera il 23 febbraio, da Benevagienna (CN), dove vive con i genitori: "Qui bellissime giornate, si lavora di già nelle vigne, solo nei prati ci rimane un po di neve".

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