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Descrizione archivistica
Archivio storico. Università degli Studi di Torino
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Collaborazione con "Il Politecnico" e rapporti con Elio Vittorini

  • IT ASUT MOTTURA Giacomo. - SCP Poli.
  • Unità archivistica
  • 1945-1947
  • Parte diMottura, famiglia

Scambio di lettere tra Mottura e Vittorini nell'agosto del 1945: Mottura invia un articolo intitolato "Lavoro e malattia: la silicosi", ma Vittorini non ritiene l'impostazione adatta ai lettori del "Politecnico" e gli propone pertanto delle modifiche. Non risulta che l'articolo sia stato pubblicato.
Fotocopia di lettera inviata da Mottura a Vittorini il 22 novembre del 1947, in cui Mottura esplicita in modo argomentato le proprie divergenze di vedute rispetto all'impostazione del giornale e al linguaggio che utilizza. Dice di se stesso: "Io non sono un materialista metafisico: credo che la vita è spirito, che la metafisica è spirito, che la libertà è verità, ma credo che la "fisica" il "mondo" è materia, che la materia è verifica [sottolineato nel testo], che la verifica è determinazione [sottolineato nel testo], che la determinazione è esatta [sottolineato nel testo] o sbagliata [sottolineato nel testo]. Per me la verità è sempre univoca ... è la malignità negli uomini, sono i loro limiti sociali e non solo sociali a farmi accettare e riconoscere la inevitabilità degli errori in me e negli altri". Gli risulta intollerabile l'utilizzo di un linguaggio che giudica fazioso e mistificante, finalizzato a fare clan e creare iniziati.
Sono presenti tutti i ventisette numeri del giornale uscito con cadenza settimanale, fino al n. 28 del 6 aprile 1946 (i numeri 13 e 14 costituiscono un'unica uscita), e sette numeri del mensile, a partire dal n. 29 del 1 maggio 1946 fino al n. 38 del novembre 1947. Non è conservato l'ultimo numero uscito, il 39.

Terza generazione

  • IT ASUT MOTTURA Giacomo. - SCP TG
  • Unità archivistica
  • 1952-1954
  • Parte diMottura, famiglia

Documenti programmatici e bozze di articoli pubblicati nella rivista "Terza generazione" o comunque che paiono riconducibili agli interessi e all'attività di quel gruppo di intellettuali cattolici (tra cui Ubaldo Scassellati, Felice Balbo, Mario Motta, Giorgio Sebregondi, Augusto Del Noce, Sandro Fè d'Ostiani, Claudio Napoleoni, Gianni Baget, Nino Novacco) in quegli anni. Si tratta di personalità già legate alla Sinistra cristiana e poi iscritte al Partito Comunista o legate alla corrente dossettiana della Democrazia Cristiana. Come enunciato in un documento di Scassellati, il progetto culturale partiva dal riconoscimento di una crisi mondiale, culturale e sociale, con potenzialità catastrofiche; dalla convinzione che bisognasse sbloccare l'involuzione storica sul terreno teorico, a partire dalle fondamentali tesi della filosofia aristotelica tomistica, per fondare una scienza dello sviluppo.
Sono conservati: una lettera di Scassellati a Mottura del 31 marzo 1952 con allegato un ampio documento programmatico sugli obiettivi di ricerca e sul metodo di lavoro; la minuta della risposta di Mottura, non datata; otto dattiloscritti anonimi, di cui tre riconosciuti come bozze di documenti pubblicati su "Terza generazione" (uno scritto di Felice Balbo, senza titolo, pubblicato come "Sulla necessità di nuove dirigenze" su "Terza generazione", Presentazione, settembre 1953, pp. 13-14; "La potenza del dolore", di Italo Martinazzi, pubblicato sul n. 2, novembre 1953, pp. 27-28); "Disponibilità", di Aimone Balbo, pubblicato sul n. 10-11, anno II, luglio-agosto 1954, pp. 35-36). Dei dattiloscritti di cui non è stato identificato l'autore quattro recano un titolo ("Lo sviluppo umano"; "Il modello etico di sviluppo umano"; "La formazione degli uomini"; "Ragioni e urgenza delle nuove dirigenze"), mentre un quinto, di ventitré pagine, ne è privo.

Lettere di Battista Galatea

  • IT ASUT MOTTURA F.-Gamna Guerra. Gal B
  • Unità archivistica
  • 1915-12-14 - 1919-02-23
  • Parte diMottura, famiglia

Presta servizio come soldato semplice nel 4. Reggimento Alpini, Battaglione Val Baltea. Descrive i pericoli della postazione impervia sul Monte Nero: "Non siamo al pericolo delle palotole perche il nemico si trova a 4 mila metri di distanza e poi si mantiene solo il fronte ma è tanto pericolo di rimanere gelato e pericolo di cascare per via che non hanno potuto costruire la strada sicura e quando siese didentro le picole casete per andare di servizio o prendere i viveri bisogna sempre rampicare suegiù tuto attacati per le fune il giorno 18 corente glie cascato un tenente e un soldato il tenente fortunatamente sie fermato su di una picola rocia ... ma il povero soldato non sia visto più. Si spera che forse bisognerà ritirarsi da questa teribile posisione e spera la pace ..." (22-12-1915). "Io mi trovo sempre sul Monte Nero in meso un agran burasca di neve e chon gran rimbo di canoni soto il fischio dele granate dove il nemico dove il nemico tenta giorni e note per chol pilci ma le alte alpi impediscono molto la vista e il cholpo e il punto delle granate quanto posano i proietili del 305 Austriache fanno un simile rumore dun areoplano ma non anno i poteri di lanciarle dove siamo attendati perche siamo proprio soto i schogli delle roci che in questo punto nemmeno i feroci animali non anno i poteri di resistere in questi teribili punti e pure noialtri poveri innocenti ci toca stare specialmente gli alpini chesi trovino qui nan caminano piu sul suolo altro che sula neve e pure io porto sempre chiragio che li taglia posia esere un giorno libera esperando la pace ..." (2-1-1916).
Esprime profonda gratitudine alla famiglia Mottura per il sostegno, senso del dovere e amor di patria: "Io non sono degno di poterlo riconpensare altrimodi ma chonbatterò chon tuta forsa e presterò lultimo mio sforso per di fendere la nostra patria ma tanto piu per loro per rendergli felice e tranquili e per difendere i suoi interesi." (23-2-1916).
Il 23 marzo 1916 riferisce che il 4. Reggimento Alpini ha lasciato il Monte Nero all'8. Reggimento Alpini e al momento si trova a riposo a Vezza Doglio: "mia deto il mio padrone Tenente Rosso che stiamo 15 giorni non sarebe ezagerato dopo tanto tempo di aspre vite. Noialtri Alpini sempre andiamo chon coragio e speranza di vincere e di ritornare vitoriosi nele bracia dele nostre madri sporgendo la mano dela vitoria e pace ai nostri più cari amici specialmente sua genti lesa Signor motura e tante brave signore e signorine Torinese protegiatori del nostro giardino piemonte e chonforto al sapersi ricordati. Il giorno 20 che mi trovavo sul treno che marciando da cividale fino a Brescia si vedeva spuntare la prima vera le campagne incominiciavano e vestirsi di verde io subito o di menticato il pensare alla guerra ...". Dopo la tregua "... mi trovo in combattimento sule più alte montagne del val camonica . A dirgli la propria verità il nostro bataglione cambia di male in pegio ma quelo non ah la forsa a togliermi il coragio quanto penso che sono da loro così ricordato ... la croce della guerra miè molto più legiera se il buon destino mi acompagna ... sono qui sotto una misera capana in mezzo a tanta neve bagnata e peino di fredo ma sempre col mio pensiero rivolto a loro e coragio e pronto apartire a qualunque servisio per conpire il mio dovere." (26-4-1916). Sull'Adamello le temperature sono rigide anche in estate: "Sebene mi sono scorsi 28 anni sensa vedere una simile cosa or sono tre giorni che nevischia e il fredo e molto ieri lascorsa del fredo ra giungeva a 10 soto sero ma spero si posiamo ricoverare nelle nostre rispettive barache ... " (22-8-1916).
Riferisce di un incontro con sei soldati russi “che gli fui affavore di poter venire con noi. I quali racontavano che la maggior parte delle in portanti posizioni anno i reticolatti con la forza elletrica e racontavano pure che nel interno è una miseria straordinaria” (16-4-1917).
E' protagonista dell'azione di riconquista del corno di Cavento: “Trovandomi sulle terre strapate al nemico pochi giorni or sono. Fu una zione d’una sola giornata che tutti buoni soldati, approfittandosi delle poche ore abbiamo compito il nostro dovere prendemmo al nemico lalto corno di Cavento Il quale dominava la Vedretta della Lobbia, ove noi dovevamo passare con ogni movimento di qualunque specie. Oggi non più in vista da quel ochio falzo … caminiamo tranquilamente sul sicuro” (1 luglio 1917).
Manifesta con grande umiltà e con parole alte e commuoventi la propria gratitudine alla famiglia Mottura per il sostegno economico e affettivo: “Io mi degno di poterla ricompenzare presenterò l’armi che oggi impugno acquel altissimo che voglia lui darle la sua benizione e che dia alloro ogni bellezza e fortuna.” (22-8-1918).
A principio del 1919 risulta di stanza a Silandro, in Alto Adige: “qui non si parla più di licenza illimitata. Sono ora sospesi i congedamenti ed anno aperte le licenze di giorni 10 più il viaggio alle classi che dovevano essere inviate in congedo, cioè dall’ottantacinque sino all’ottantotto, mia classe … si vive ancor bene in mezzo a questa gente abbastanza generosi coi militari. Il male che non si intendiamo fra le due lingue.” (10-2-1919).
Indirizza l'ultima lettera il 23 febbraio, da Benevagienna (CN), dove vive con i genitori: "Qui bellissime giornate, si lavora di già nelle vigne, solo nei prati ci rimane un po di neve".

Lettere di Giovanni Galatea

  • IT ASUT MOTTURA F.-Gamna Guerra. Gal Gio
  • Unità archivistica
  • 1915-09-08 - 1919-02
  • Parte diMottura, famiglia

Caporale, poi caporal maggiore, poi sergente del 34. reggimento fanteria; nel 1918 del 41. reggimento . Nel settembre 1915 si trova nelle vicinanze di Gorizia: “io spero di poter salvarmi da questa guera … di terminare la mia vitta da buon soldato e di poter vincere e acuistare cuesta bella città di gorissia che ci stiamo vicino ma con l’aiuto del buon dio speriamo di entrarci” (8-9-1915).
“In occasione del capodanno 1916 augura “che non abino la fortuna di venire a trovarsi in cuesti brutti tormenti perche cene per tutti anche per i nostri bravi uficialli”. (1-1-1916). In data 28 febbraio scrive dall’Ospedale Savorgnan di Udine, dove è ricoverato almeno fino alla metà di marzo.
Riferisce di aver fatto visita, il giorno di Pasqua, a “un camposanto dove ci sono tutti i nostri compagni che anno datto la sua anima a dio per la patria ma sono morti tutti dai gas sfisianti” (9-4-1917).
L'ultimo invio è una cartolina illustrata di La Spezia, su cui ha disegnato Giacomo Mottura, allora tredicenne,

Lezioni di Meccanica razionale 1859-60

Testo delle 28 lezioni di Calcolo integrale e delle 119 di Meccanica razionale tenute dal 6 novembre 1858 al 28 giugno 1860, corrispondenti al corso completo.
In un fascicolo a parte è presente il sommario delle sole lezioni di Meccanica.

Lezioni di Meccanica razionale 1860-61

Testo delle 129 lezioni tenute dal 19 novembre 1860 al 3 luglio 1861, corrispondenti al corso completo. In fondo al volume è stato rilegato il fascicolo relativo alle lezioni 130 e 131, non datato.
E' presente il sommario delle lezioni che si ferma alla lezione 129 del 3 luglio.

Lezioni di Meccanica razionale 1861-62

Testo delle 154 lezioni tenute dal 6 novembre 1861 al 21 luglio 1862, corrispondenti al corso completo.
E' presente il sommario, che prevedeva 157 lezioni, ma, nel fascicolo relativo alla lezione 154, Erba annota "La lezione non ebbe luogo; il corso ebbe fine per mancanza di studenti alla scuola".

Lezioni di Meccanica razionale 1878-79

Testo delle lezioni tenute dal 5 novembre 1878 al 14 giugno 1879; mancano le lezioni dal n. 2 al n. 6, e dal n. 8 al n. 41.
Anche il sommario è incompleto.

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