Lettera inviata da Sassari il 14 settembre 1824. Si tratta di lunghissima lettera di 14 pagine, in cui De Michelis illustra a Moris la situazione sanitaria del Sassarese, fornendo dati clinici ed epidemiologici riguardanti numerose malattie. Tratta in particolare di intemperie [malattie legate a variazioni di temperatura]; malattie cutanee; apoplessia e malattie della mente; idrofobia, tarantolismo e tetano; scrofole, tumori organici, calcoli orinari e gangrena nosocomiale.
E' qui descritta la documentazione riferibile, tranne rare eccezioni, al periodo di direzione dell'Orto botanico da parte di Giuseppe Giacinto Moris, dal 1831 al 1869.
Oltre al carteggio dei corrispondenti, la Biblioteca conserva anche numerosi manoscritti di Moris. Si tratta di materiali di varia tipologia: da bozze di scritti editi o inediti a minute di lettere, da note di lavoro ad appunti di viaggio, da scritti di argomento medico ad elenchi di piante.
E' qui descritta la corrispondenza esclusa dall'ordinamento per mittenti effettuata all'inizio del Novecento, perché ritenuta non meritevole di attenzione.
Lettera inviata da Torino il 24 gennaio 1827. Colla avvisa Moris di avergli mandato, tramite il dottore L. Baille, segretario della R. Società Agraria ed Economica di Cagliari, l’appendice alla sua opera Hortus Ripulensis per gli anni 1824- 1825; è in corso di stampa quella del 1827. Lo prega di fargli avere esemplari di piante della Sardegna per arricchire il suo erbario.
Lettera inviata da Bex en Suisse il 10 marzo 1827. Schleicher ha saputo da Balbis che Moris possiede molte piante della Sardegna. Sarebbe disposto a scambiarle con piante della Svizzera. Se Moris già possiede molte fanerogame svizzere, Schleicher offrirebbe una collezione di crittogame. Sarebbe anche interessato ad avere semi di piante sarde, da seminare nel suo giardino di Bex.
Lettera inviata da Caraglio (Cn) il 6 aprile 1827. Il sindaco di Caraglio informa Moris che suo figlio, in seguito agli eventi del 1821, lasciò Caraglio per recarsi in Spagna. Tornato a Caraglio nel 1827, liquidò tutti i suoi affari e lasciò in deposito 250 lire a Vittorio Vado, farmacista e gabelliere nel paese. Draghi dice a Moris quali certificati presentare, ricevuti i quali non vi sarà nessuna difficoltà a fare avere le 250 lire.