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Descrizione archivistica
Mottura, famiglia
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Lettere di Pio Sirombo

  • IT ASUT MOTTURA F.-Gamna Guerra. Sir P
  • Unità archivistica
  • 1915-08-14 - 1917-04-26
  • Parte diMottura, famiglia

Riferisce di un incontro con Carlo Gamna (26 aprile 1917).

Lettere di Lorenzo Fracchia

  • IT ASUT MOTTURA F.-Gamna Guerra. Fra
  • Unità archivistica
  • 1917-01-27 - 1917-03-19
  • Parte diMottura, famiglia

Presta servizio in un reparto volante, schierato ora in prima ora in seconda linea. Lamenta forti dolori reumatici e un principio di sciatica. Chiede a Ferdinando Mottura, in quanto proprio datore di lavoro, un prestito di 15 lire.

Lettere di Guido Fassio

  • IT ASUT MOTTURA F.-Gamna Guerra. Fas
  • Unità archivistica
  • 1916-06-01 - 1918-11-06
  • Parte diMottura, famiglia

Presta servizio col grado di soldato, poi caporale, poi caporal maggiore, infine sergente. Scrive spesso a Ferdinando Mottura, dando notizie della propria salute e informandosi dell’altrui. Ringrazia per l’invio di pacchi e di denaro, chiede notizie degli altri colleghi della ditta e del procedere dell’attività.
Si augura che la guerra finisca presto: "… e intanto i giorni passano e se non altro speriamo che il tempo ci porti meccanicamente all'epilogo di questa tragedia quasi universale." (5-3-1917).
Di fronte all'abbattimento di alberi colossali facenti parte del demanio dell'Impero austriaco commenta con sconforto: "E così è la vita - non le dico che dopo il mio ritorno dalla licenza, il pensiero dei miei cari, della vita libera e borghese, mi fa trovare inammissibile la presente." (5-3-1917).
Stigmatizza l’avvicendarsi troppo frequente nei ruoli di responsabilità: "E siccome si ostinano a cambiare comandante ogni mese - così ancor oggi ce ne giunge uno fresco fresco ..." (11 marzo 1917).
Riflette sulle conseguenze della guerra anche al di fuori del suo teatro e descrive il fluire meccanico dei giorni: "Bisogna convincersi che la guerra si ripercuote in tutti, da quei poveri disgraziati che insanguinano il Carso ai nostri alpini che vanno scovando il nemico fra i dirupi. Fra essi vi sta tutto il mondo che per riflesso pur non essendo al pericolo subisce il peso sempre più pesante della guerra. E intanto si tira innanzi - non vi è altra soddisfazione migliore che quella di voltare il foglio del mese passato ed al quale non si pensa più. Si ha la convinzione che più tempo passa più gli eventi matureranno e l'equilibrio dovrà ritornare sul mondo sconquassato dalla grande guerra ... Sul fronte qui, salvo qualche isolata azione d'artiglieria, è calmo. Pensiamo invece alle bufere dell'Isonzo e ne invidiamo le ansie e le pensose giornate..." (9-6-1917).
Riferisce dell’arrivo di Nino Oxilia, che perse la vita di lì a pochi mesi: "In questi giorni giunse ad una batteria mortai del mio Gruppo il tenente Oxilia (l'autore di commedie) è mio caro amico ma ancora non lo potei vedere" (1-7-1917).
Offre squarci di vita quotidiana: "L'altro giorno fui con qualcuno dei miei compagni all'inaugurazione della casa del soldato ... abbiamo visto molte pellicole cinematografiche in sale costruite appositamente. Si è visto la Gallie soci ed altri. Abbiamo sentito musica e fonografo. Insomma un po' di diversivo di quelli che in altri tempi si guardavano di fuori e si andava via" (23-10-1917; allega un francobollo statunitense e due brasiliani). "Qui in questa casa borghese dove noi sergenti ci siamo installati la sera si passa intorno ad un grande camino alimentato senza parsimonia ... Si dorme in una stanza grande che forse era quella matrimoniale della famiglia che l'abbandonò, però qualcuno ha creduto bene di portarsi il pagliericcio nelle caverne che ci siamo costruiti. Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio dicono, io però rimango qui". (6-1-1918).
Chiede di poter ricevere libri e manifesta il proprio piacere nella lettura: "... ecco voglio approfittare per una cosa: se si trova in casa qualche libro che non le sia utile, o che almeno non rappresenti interesse per i suoi figli ora o poi; mi farebbe un grosso favore mandarmelo ..." (14-5-1918). "Un vivissimo grazie anche per la scelta felicissima giacché rileggerò con molto piacere il capolavoro Manzoniano che ad ogni lettura conobbi sempre più perfetto ed interessante; anche pel secondo ha scelto bene, giacché i libri di avventure mi piacciono sempre molto." (5-6-1918).
Spera in un prossimo congedo, alla fine delle ostilità, essendo parte di una ditta commerciale e non correndo il rischio della disoccupazione: "Pare vi sia il concetto di congedo prossimo per militari che chiedono esonero per agricoltura, industria e commercio. Insomma pare che i militari che mediante richieste di esonero perché componenti ditte commerciali ecc. verranno congedati in anticipo, questo perché non vanno compresi nel numero di quelli che congedandosi saranno disoccupati." (6-11-1918).

Lettere di Giuseppe Peretti

  • IT ASUT MOTTURA F.-Gamna Guerra. Per G
  • Unità archivistica
  • 1918-06-02 - 1919-02-18
  • Parte diMottura, famiglia

Parte per il campo di Molare (Al) il 28 maggio 1918. Ringrazia la famiglia Mottura per il sostegno economico. Dopo la fine della guerra resta sotto le armi, in Albania e in Dalmazia.

Lettere di Giuseppe Galatea

  • IT ASUT MOTTURA F.-Gamna Guerra. Gal Giu
  • Unità archivistica
  • 1917-06-16 - 1918-01-07
  • Parte diMottura, famiglia

Soldato del 4. battaglione, 54. reggimento fanteria a Domodossola, poi a Recoaro "così non sento più tanto il nemico e dormo", poi in zona di guerra nel battaglione complementare, reparto zappatore (1918). Ringrazia la famiglia Mottura del sostegno a lui e ai propri fratelli al fronte, nonché alla propria moglie e ai bambini.

Lettere di Giovanni Giacinto Ariagno

  • IT ASUT MOTTURA F.-Gamna Guerra. Ari
  • Unità archivistica
  • 1916-10-27 - 1918-05-15
  • Parte diMottura, famiglia

Ringrazia Ferdinando Mottura e Laura Gamna del sostegno a sé e alla propria madre anziana. Fino al 1917 le cartoline sono spedite da: Ospedale di guerra 35 - 3. Armata

Lettere di Giovanni Galatea

  • IT ASUT MOTTURA F.-Gamna Guerra. Gal Gio
  • Unità archivistica
  • 1915-09-08 - 1919-02
  • Parte diMottura, famiglia

Caporale, poi caporal maggiore, poi sergente del 34. reggimento fanteria; nel 1918 del 41. reggimento . Nel settembre 1915 si trova nelle vicinanze di Gorizia: “io spero di poter salvarmi da questa guera … di terminare la mia vitta da buon soldato e di poter vincere e acuistare cuesta bella città di gorissia che ci stiamo vicino ma con l’aiuto del buon dio speriamo di entrarci” (8-9-1915).
“In occasione del capodanno 1916 augura “che non abino la fortuna di venire a trovarsi in cuesti brutti tormenti perche cene per tutti anche per i nostri bravi uficialli”. (1-1-1916). In data 28 febbraio scrive dall’Ospedale Savorgnan di Udine, dove è ricoverato almeno fino alla metà di marzo.
Riferisce di aver fatto visita, il giorno di Pasqua, a “un camposanto dove ci sono tutti i nostri compagni che anno datto la sua anima a dio per la patria ma sono morti tutti dai gas sfisianti” (9-4-1917).
L'ultimo invio è una cartolina illustrata di La Spezia, su cui ha disegnato Giacomo Mottura, allora tredicenne,

Lettere di Francesco (?) Galatea

  • IT ASUT MOTTURA F.-Gamna Guerra. Gal F
  • Unità archivistica
  • 1916-07-29
  • Parte diMottura, famiglia

La lettera conservata è indirizzata alla sorella Domenica e non alla famiglia Mottura. Esprime la propria netta opposizione alla guerra, il cui peso ricade sulle classi umili. Ha migliori competenze linguistiche degli altri fratelli e, unico tra i fratelli Galatea, manifesta un chiaro orientamento politico di sinistra, anticapitalista e anticattolico: “il crudel destino ci fa sofrire e ci tiene sepparati ma poi sesi parla formalmente non ci entra ne meno più il destino, ci entra lopinione delle teste matte e tippi senza cuore che non conoscono affato i nostri dolori che dobiamo sopportare innocentemente. Sento dala tua letere sorela che desideri la pace anche io e non siamo soli si può dire quasi tutti meno il cappitalista ma se tutti i cuori fossero del nostro pensiero si achomoderebbe il mondo intiero … ma sempre guera non puo durare cascano le foglie muoiono le piante si consuma lacciaio dunque faciamoci coragio che deve cessare anche la guera. Sesiamo for tunati di rimaner salvi alla fine della guerra di poter ritornare frai nostri cari con un rosso fassoleto ci assiugheremo le lacrime…” (29-7-1916).
Il foglio non datato e non firmato, rivolto sempre a una sorella, sembra attribuibile al medesimo autore, sia per mano che per i contenuti: "Per certo alla prima vista delle verde campagne fa pensare ai tempi scorsi quando anche io era borghese e godevo la mia giusta libertà lavorando con gran sudore per tanto producere e niente posedere? ... Non o niente fiducia delle tue preghiere perché io capisco bene che a pregare non è utile per producere la pace perche noi siamo natti ne la schiavitù del partito cattolico che è stato il più forte che ha invocato la guera per distrugere il baso popolo per mare e per tera. ... Io credo sorela che ai molto lavoro per che so che chosa è e che gusto ah il pane in casa degli altri ...".

Lettere di Battista Galatea

  • IT ASUT MOTTURA F.-Gamna Guerra. Gal B
  • Unità archivistica
  • 1915-12-14 - 1919-02-23
  • Parte diMottura, famiglia

Presta servizio come soldato semplice nel 4. Reggimento Alpini, Battaglione Val Baltea. Descrive i pericoli della postazione impervia sul Monte Nero: "Non siamo al pericolo delle palotole perche il nemico si trova a 4 mila metri di distanza e poi si mantiene solo il fronte ma è tanto pericolo di rimanere gelato e pericolo di cascare per via che non hanno potuto costruire la strada sicura e quando siese didentro le picole casete per andare di servizio o prendere i viveri bisogna sempre rampicare suegiù tuto attacati per le fune il giorno 18 corente glie cascato un tenente e un soldato il tenente fortunatamente sie fermato su di una picola rocia ... ma il povero soldato non sia visto più. Si spera che forse bisognerà ritirarsi da questa teribile posisione e spera la pace ..." (22-12-1915). "Io mi trovo sempre sul Monte Nero in meso un agran burasca di neve e chon gran rimbo di canoni soto il fischio dele granate dove il nemico dove il nemico tenta giorni e note per chol pilci ma le alte alpi impediscono molto la vista e il cholpo e il punto delle granate quanto posano i proietili del 305 Austriache fanno un simile rumore dun areoplano ma non anno i poteri di lanciarle dove siamo attendati perche siamo proprio soto i schogli delle roci che in questo punto nemmeno i feroci animali non anno i poteri di resistere in questi teribili punti e pure noialtri poveri innocenti ci toca stare specialmente gli alpini chesi trovino qui nan caminano piu sul suolo altro che sula neve e pure io porto sempre chiragio che li taglia posia esere un giorno libera esperando la pace ..." (2-1-1916).
Esprime profonda gratitudine alla famiglia Mottura per il sostegno, senso del dovere e amor di patria: "Io non sono degno di poterlo riconpensare altrimodi ma chonbatterò chon tuta forsa e presterò lultimo mio sforso per di fendere la nostra patria ma tanto piu per loro per rendergli felice e tranquili e per difendere i suoi interesi." (23-2-1916).
Il 23 marzo 1916 riferisce che il 4. Reggimento Alpini ha lasciato il Monte Nero all'8. Reggimento Alpini e al momento si trova a riposo a Vezza Doglio: "mia deto il mio padrone Tenente Rosso che stiamo 15 giorni non sarebe ezagerato dopo tanto tempo di aspre vite. Noialtri Alpini sempre andiamo chon coragio e speranza di vincere e di ritornare vitoriosi nele bracia dele nostre madri sporgendo la mano dela vitoria e pace ai nostri più cari amici specialmente sua genti lesa Signor motura e tante brave signore e signorine Torinese protegiatori del nostro giardino piemonte e chonforto al sapersi ricordati. Il giorno 20 che mi trovavo sul treno che marciando da cividale fino a Brescia si vedeva spuntare la prima vera le campagne incominiciavano e vestirsi di verde io subito o di menticato il pensare alla guerra ...". Dopo la tregua "... mi trovo in combattimento sule più alte montagne del val camonica . A dirgli la propria verità il nostro bataglione cambia di male in pegio ma quelo non ah la forsa a togliermi il coragio quanto penso che sono da loro così ricordato ... la croce della guerra miè molto più legiera se il buon destino mi acompagna ... sono qui sotto una misera capana in mezzo a tanta neve bagnata e peino di fredo ma sempre col mio pensiero rivolto a loro e coragio e pronto apartire a qualunque servisio per conpire il mio dovere." (26-4-1916). Sull'Adamello le temperature sono rigide anche in estate: "Sebene mi sono scorsi 28 anni sensa vedere una simile cosa or sono tre giorni che nevischia e il fredo e molto ieri lascorsa del fredo ra giungeva a 10 soto sero ma spero si posiamo ricoverare nelle nostre rispettive barache ... " (22-8-1916).
Riferisce di un incontro con sei soldati russi “che gli fui affavore di poter venire con noi. I quali racontavano che la maggior parte delle in portanti posizioni anno i reticolatti con la forza elletrica e racontavano pure che nel interno è una miseria straordinaria” (16-4-1917).
E' protagonista dell'azione di riconquista del corno di Cavento: “Trovandomi sulle terre strapate al nemico pochi giorni or sono. Fu una zione d’una sola giornata che tutti buoni soldati, approfittandosi delle poche ore abbiamo compito il nostro dovere prendemmo al nemico lalto corno di Cavento Il quale dominava la Vedretta della Lobbia, ove noi dovevamo passare con ogni movimento di qualunque specie. Oggi non più in vista da quel ochio falzo … caminiamo tranquilamente sul sicuro” (1 luglio 1917).
Manifesta con grande umiltà e con parole alte e commuoventi la propria gratitudine alla famiglia Mottura per il sostegno economico e affettivo: “Io mi degno di poterla ricompenzare presenterò l’armi che oggi impugno acquel altissimo che voglia lui darle la sua benizione e che dia alloro ogni bellezza e fortuna.” (22-8-1918).
A principio del 1919 risulta di stanza a Silandro, in Alto Adige: “qui non si parla più di licenza illimitata. Sono ora sospesi i congedamenti ed anno aperte le licenze di giorni 10 più il viaggio alle classi che dovevano essere inviate in congedo, cioè dall’ottantacinque sino all’ottantotto, mia classe … si vive ancor bene in mezzo a questa gente abbastanza generosi coi militari. Il male che non si intendiamo fra le due lingue.” (10-2-1919).
Indirizza l'ultima lettera il 23 febbraio, da Benevagienna (CN), dove vive con i genitori: "Qui bellissime giornate, si lavora di già nelle vigne, solo nei prati ci rimane un po di neve".

Lettere di Angelo Aussello

  • IT ASUT MOTTURA F.-Gamna Guerra. Aus
  • Unità archivistica
  • 1915-06-15 - 1918-08-18
  • Parte diMottura, famiglia

Caporale, poi caporal maggiore, poi sergente, in servizio come infermiere presso il 102. Reggimento , 2. Sezione Sanità per Fanteria. Manda notizie della propria salute e menziona spesso la moglie Rosalia.

Lettere

  • IT ASUT MOTTURA Giacomo. - SC. - Balbo. Lettere
  • Unità archivistica
  • 1946 - 1956
  • Parte diMottura, famiglia

Minuta di lettera inviata da Mottura a Felice e Lola (gennaio 1946) per la perdita della figlia Giovanna. Una sola lettera (del 7 febbraio 1956) è stata inviata da Balbo a Mottura e allude scherzosamente al conseguimento della libera docenza in età matura. Le altre tre sono fotocopie di lettere inviate da Balbo alla moglie Lola (non datata; di contenuto personale e intimo), a Giulio Einaudi (del 12-12-1951; incentrata sul contrasto tra comunisti e non comunisti nella casa editrice Einaudi), a Franco Antonicelli (circa la permanenza di Antonicelli nel Partito Comunista e la sua collaborazione al settimanale "Rinascita").

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