Fondo IT BiAgrUT Rovasenda. 1-194 - Rovasenda, Giuseppe di

Fotografia della "Bicocca" di Verzuolo. Schede ampelografiche

Area dell'identificazione

Codice di riferimento

IT BiAgrUT Rovasenda. 1-194

Titolo

Rovasenda, Giuseppe di

Date

  • 1856-1913 (Creazione)
  • Il fondo comprende documentazione sino al 1954, soprattutto in relazione alla revisione delle schede ampelografiche (Creazione)

Livello di descrizione

Fondo

Consistenza e supporto

3 serie, 3 sottoserie, 193 unità

Area del contesto

Nome del soggetto produttore

(1824-1913)

Nota biografica

Giuseppe di Rovasenda, dei conti di Melle, nacque a Verzuolo (prov. di Cuneo) il 4 giugno 1824, discendente dell'antica famiglia piemontese il cui capostipite sembrerebbe essere Aimone conte di Vercelli (980).
Dopo aver avviato la carriera legale, intraprese quella diplomatica, divenendo nel 1847 segretario della legazione sarda di Costantinopoli e nel 1848 segretario del Ministero degli esteri.
Appassionato di montagna e di scalate, il 26 agosto 1863 giunse con il fratello Luigi fino in vetta al Monviso, ripetendo a soli 14 giorni di distanza l'impresa della prima spedizione italiana che ne conquistò la cima, quella guidata da Quintino Sella.
Per tutta la sua lunga vita, Giuseppe di Rovasenda si dedicò con passione all'agricoltura, con particolare interesse per la viticoltura, che divenne oggetto preferito dei suoi studi sin dal 1860.
Effettuò le sue prime ricerche nelle tenute di famiglia a Sciolze (prov. di Torino), e a Verzuolo (prov. di Cuneo), per poi acquistare un appezzamento collinare (la cosiddetta "bicocca") presso l'allora Comune di Villanovetta, ora frazione di Verzuolo, al fine di impiantarvi la coltivazione sperimentale di vitigni provenienti prima solo dal Piemonte, poi da tutta l'Italia, e da molte nazioni straniere.
La collezione di vitigni si accrebbe anno dopo anno tra il 1870 e il 1880 circa; ogni varietà coltivata venne descritta e catalogata dal Rovasenda su schede e quaderni dai quali nel 1877 estrasse il "Saggio di un'ampelografia universale", il primo volume di un'opera che, secondo i desideri dell'autore, avrebbe dovuto essere costituita da tre parti distinte, contenenti l'intero corpus dei suoi studi ampelografici, e che invece è rimasta incompleta.
Nel 1903, Giuseppe di Rovasenda, quasi ottantenne, dispose che la collezione di vitigni fosse trasportata tralcio a tralcio ad Alba presso la Reale scuola di viticoltura e di Enologia, a cui la donò insieme a tutti i suoi quaderni e appunti di studio.
Nel corso della sua vita collaborò con il Bullettino ampelografico del Ministero dell'agricoltura e con gli Annali della Reale Accademia di Agricoltura di Torino, del quale fu socio ordinario dal 1878.
Morì a Verzuolo nella notte tra il 6 e il 7 dicembre 1913.

Storia archivistica

Dopo la morte del conte Giuseppe, avvenuta nel 1913, gli appunti e i 12 quaderni su cui egli aveva annotato le descrizioni dei vitigni facenti parte della collezione di Verzuolo, passarono al figlio Amedeo, che tra il 1914 e il 1925 si occupò della loro trascrizione in schede (circa 4000) predisposte per l'occasione. Da allora e fino a tutti gli anni cinquanta in molti misero mano alle schede, le confrontarono con i quaderni e cercarono di individuare inesattezze ed errori al fine di procedere alla pubblicazione (a tutt'oggi mai avvenuta) delle osservazioni ampelografiche di Giuseppe di Rovasenda. Questi studi e ricerche, soprattutto quelli di Silvio Zaina, Luigi Piemonte e Oliviero Olivieri ebbero tra l'altro il risultato di incrementare il numero delle schede, che ora risultano essere 5073. Il fondo venne donato nel 1965 all'Istituto di coltivazioni arboree dell'Università di Torino, su suggerimento di Giovanni Dalmasso, che di tale istituto fu fondatore nel 1940 e direttore sino al 1957. Al momento dell'inizio del riordino la documentazione, in parte raccolta in piccoli faldoni (la corrispondenza), in parte in scatole contrassegnate da lettere (schede ampelografiche e quaderni), in parte sciolta, era conservata in un armadio di legno.

Modalità di acquisizione

Il fondo venne donato nel 1965 all'Istituto di coltivazioni arboree dell'Università di Torino.

Area del contenuto e della struttura

Ambito e contenuto

Il fondo di Giuseppe di Rovasenda comprende quaderni manoscritti, appunti di osservazioni ampelografiche, corrispondenza con studiosi italiani e stranieri, schede ampelografiche estratte dai quaderni dal figlio Amedeo, copie italiana e tedesca del "Saggio di un'ampelografia", lettere e documenti diversi successivi alla morte del conte, concernenti la sorte delle sue carte.

Valutazione e scarto

Incrementi

Sistema di ordinamento

Nel corso del riordino: la corrispondenza è stata suddivisa per mittente, disposta in ordine cronologico e contata; la documentazione di argomento ampelografico è stata schedata e riordinata in ordine cronologico; le schede ampelografiche sono state tutte schedate su una tabella Excel, riportando di ogni vitigno i dati più utili al fine della consultazione.
Le carte sono state riunite in fascicoli, condizionati in cartelline. Su ogni cartellina è stata posta un etichetta recante la denominazione del fondo, il titolo e la segnatura attribuita al fascicolo. La numerazione è unica per il fondo e prosegue in modo continuo da 1 a 194. I fascicoli sono poi stati collocati in scatole idonee alla conservazione. Su ciascuna di esse è stata posta un etichetta recante la denominazione del fondo, il numero progressivo della scatola e l'intervallo di segnature dei fascicoli conservati all'interno di ciascuna scatola.

Area delle condizioni di accesso e uso

Condizioni di accesso

Il fondo è consultabile solo previo appuntamento, per consentire agli archivisti un controllo preventivo sulle unità richieste in consultazione, al fine di contemperare l'interesse alla consultazione con la tutela della riservatezza, ai sensi della normativa vigente in materia di corrispondenza epistolare (L. 22 aprile 1941, n. 633 e successive modificazioni, art. 93, commi 1-2: "Le corrispondenze epistolari, gli epistolari, le memorie familiari e personali e gli altri scritti della medesima natura, allorché abbiano carattere confidenziale o si riferiscano alla intimità della vita privata, non possono essere pubblicati, riprodotti od in qualunque modo portati alla conoscenza del pubblico senza il consenso dell'autore, e trattandosi di corrispondenze epistolari e di epistolari, anche del destinatario. Dopo la morte dell'autore o del destinatario occorre il consenso del coniuge e dei figli, o, in loro mancanza, dei genitori; mancando il coniuge, i figli e i genitori, dei fratelli e delle sorelle, e, in loro mancanza, degli ascendenti e dei discendenti diretti fino al quarto grado."

Condizioni di riproduzione

La riproduzione è soggetta ad autorizzazione, previa presentazione del progetto di ricerca.

Lingua dei materiali

Scrittura dei materiali

Note sulla lingua e sulla scrittura

Caratteristiche materiali e requisiti tecnici

Strumenti di ricerca

Area dei materiali collegati

Esistenza e localizzazione degli originali

Esistenza e localizzazione di copie

Unità di descrizione collegate

Descrizioni collegate

Nota bibliografica

Giuliana Gay, Anna Schneider, Elisa Tealdi, Le carte di un ampelografo: il conte Giuseppe di Rovasenda e la sua collezione universale, in "Quaderni di Storia dell'Università di Torino" 9, 2008, pp. 151-175. Il testo è disponibile on line: http://www.omeka.unito.it/omeka/items/show/395

Area delle note

Identificatori alternativi

Punti di accesso

Punti d'accesso per soggetto

Punti d'accesso per luogo

Punti d'accesso per nome

Punti d'accesso relativi al genere

Area di controllo della descrizione

Codice identificativo della descrizione

Codice identificativo dell'istitituto conservatore

Norme e convenzioni utilizzate

Stato

Livello di completezza

Date di creazione, revisione, cancellazione

Riordino e inventariazione a cura di Elisa Tealdi, 2006.
Intervento realizzato con i contributi del Ministero per i beni e le attività culturali. Soprintendenza per i beni archivistici del Piemonte e della Valle d’Aosta. Nel corso del 2014 l’Archivio storico dell'Ateneo ha curato la migrazione dei dati dal software Guarini Archivi alla piattaforma AtoM.

Lingue

Scritture

Fonti

Area dell'acquisizione

Soggetti collegati

Persone ed enti collegati

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